Non leggendo il corriere, non conosco lo specifico dell’articolo di Segre.
Più in generale condivido il discorso che fai sull’etica: al massimo posso rimanere perplessa sul fatto che il giallo debba in qualche modo essere “nobilitato” da un contenuto etico, come ci viene spiegato spesso e volentieri. Tanto bramosia di rigore mi parrebbe più accettabile se la stessa richiesta fosse girata ad altre categorie: di fronte a giornalisti spesso così nostranamente e talvolta grottescamente embedded se non l’etica almeno si potrebbe invocare la deontologia professionale. Che gli stessi chiedano al giallista di occuparsi di tematiche sociali e quant’altro laddove il giornalismo di indagine è merce alquanto rara, mi sembra esercizio dotato di gigantesca coda di paglia.
Inoltre ci sono due cose che mi irritano profondamente:
In primo luogo il sospetto che, nell’immaginario di certi critici, il lettore di gialli appartenga a una sorta di colonia Klingon monotematica, rozza e incolta. Speriamo non vogliano esportarci civiltà, di solito queste cose finiscono male.
In secondo luogo lo snobismo di fronte ai prodotti editoriali “commerciali”. Se io compro a pochissimi euro una buona storia, costruita con ritmo, ambientazione e personaggi credibili penso che chi l’ha scritta sia stato onesto con me: so che compro un buon prodotto di artigianato, e tavolta mi stupisce positivamente la qualità di questo prodotto visto che spesso l’ambientazione accurata mi parla della realtà in modo incisivo. Un patto onesto, etico: ho esattamente ciò che volevo comprare. Letteratura di evasione? E perché no? Saran ben c***i miei, e oltretutto nessuno ha avuto la pretesa di vendermi per capolavoro una vaccata a un prezzo esagerato.
Sorry, messagio lunghissimo: è che con ‘sta strepitosa nevicata da Armageddon non si è visto un cane qui in ufficio (ok, oltre che lunghissimo è anche abusivo
) …..ciao