Il tornado di valle Scuropasso


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MessaggioInviato: Mer 06 Set, 2006 8:43 pm    Oggetto: Il tornado di valle Scuropasso   

Il tornado di valle Scuropasso

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Raffaele Siano
«Ospite»

MessaggioInviato: Mer 06 Set, 2006 8:43 pm    Oggetto: il tornado Sclavi   

Ammetto di aver titubato molto prima di acquistare la nuova fatica di Tiziano Sclavi.
Scorrendo le prime pagine del libro, infatti, ho notato l'utilizzo di un carattere tipografico piuttosto grande, con frasi composte, spesso, solo da due o tre parole ed un utilizzo costante del "punto e accapo". Di primo acchitto ciò mi ha dato l'impressione che il papà di Dylan Dog volesse utilizzare questi escamotage per diluire, in 153 pagine,il brodo di una creatività in via di esurimento; d'altronde - pensavo - essere costantemente altezza di lavori innovativi come "Apocalisse" o "Non è successo niente" non è affatto facile. E 14 euro mi sembravano francamente troppi per un libro che potevo finire in mezza giornata; quindi mi sono ripromesso di comprarlo solo se fosse uscito in versione economica.
Poi, complice un 20 per cento di sconto, ho ceduto alla tentazione.
Iniziato a leggere "Il tornado di valle Scuropasso", ho capito di aver commesso un grave errore di valutazione.
La nuova opera di Sclavi è semplicemente un capolavoro, forse la sua miglior fatica. La storia ("un thriller ufologico") si dipana lungo l'esistenza di un uomo,dolorosamente separato dalla moglie, dalla figlioletta e da una vita qualsiasi della quale poco ricorda, sopratutto a causa del suo passato da alcolista. Strani fenomeni metereologici, lampi, inquietanti oggetti di metallo, bambini che bambini non sono: tutto ciò si incunea lentamente nella realtà del protagonista che, nella sua allucinante apatia, non riesce a svincolarsi dal ricordo infantile di un tornado; un vortice, creato da un perfido disco volante, capace di trascinare via all'improvviso vite, ricordi, affetti e gatti che non vogliono tornare a casa.
La prosa è asciutta, tormentosamente spezzata, quasi fastidiosa ma il ritmo narrativo non concede tregua e ci spintona sempre più avanti, costringedoci a seguire con passione il protagonista non solo nella scoperta di un alieno sepolto nel suo giardino, ma anche nella spesa quotidiana al supermercato o nel tentativo di installare un gioco sul proprio computer. Lo sforzo di ricordare, di dare un senso a tutto, ci conduce drammaticamente fino alle tre pagine del finale, straziante, commovente, quietamente epico.
Ho trovato in questo libro alcuni riferimenti dolorosamente vicini alla realtà del mio passato prossimo, ma anche chi non è mai stato trascinato via dal vortice di un certo tipo di esistenza, non potrà che appaudire al ritorno, dopo nove anni, di un grandissimo scrittore.

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